Oggi l'uomo civile, con l'abbondanza e la velocità delle comunicazioni e con i moderni metodi di conservazione, può fruire di qualsiasi prodotto della terra, sia esso vegetale che animale, e non è più l'istinto a guidarlo, bensì la ricerca del piacere, quindi di elaborati prodotti atti a stuzzicare la gola.
Naturalmente il modo di alimentarsi è sempre legato alle disponibilità locali oltre che alla cultura e all'economia di un popolo. Agli Italiani, per esempio, non si potrebbe imporre l'alimentazione degli scozzesi o dei cinesi e viceversa.
Oggi l'alimentazione è, rispetto al passato, molto più abbondante sia in relazione al fabbisogno energetico che plastico e protettivo. Negli ultimi trent'anni i consumi si sono spostati sempre di più dagli alimenti energetici a quelli prevalentemente costruttivi.
La società del benesssere, cioè l'aumento del tenore di vita per la maggiore disponibilità econimica, hanno fornito a tutti la possibilità di nutrirsi meglio e di più, ma in definitiva si sta passando da un'alimentazione squilibrata per difetto ad un'alimentazione squilibrata per eccesso. Si è passati da un consumo di circa 600 kg pro-capite degli anni '50, a 870 kg pro-capite di oggi.
Il maggior incremento lo hanno avuto i prodotti di origine animale, i grassi e gli zuccheri. Anche le bevande hanno avuto un grande aumento nei consumi, tra cui in primo piano ci sono gli alcolici e, soprattutto in Italia, il vino.
Quest'alimentazione più ricca ha portato ad un immancabile aumento delle calorie, con relativo aumento delle cosiddette "malattie del benessere", prime fra tutte l'obesità e le malattie cardiovascolari.
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